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“L’architettura, affermava Ludwig Mies van der Rohe, non è la realizzazione di determinati problemi formali, quale che sia l’ampiezza del loro contenuto.
E’ sempre, lo ripeto, l’esecuzione spaziale di decisioni spirituali”. È fuori dubbio che una simile affermazione ha una potenza concettuale che trasporta l’architettura oltre le norme. Essa propone il coinvolgimento spirituale dell’architetto, del suo io più profondo, nella prassi tecnica. La nostra attività professionale ha in questi anni sperimentato questo atteggiamento nella maggior parte dei progetti qui proposti. Mi piace pensare che l’architettura sia di fatto una prassi della spiritualità intesa come ascolto e ricerca del senso profondo dell’azione umana. Per questo motivo l’architettura si definisce per lo scopo “umano” a cui si rivolge e non per la funzione specifica. In questa visione abbiamo articolato questa sezione che presenta i progetti in categorie di scopo: il lavoro, l’abitare, la convivialità, la memoria e la collettività.
Il più prezioso dei materiali è il materiale umano. (Richard Neutra, 1955)
Quando il mondo sarà retto dalla ragionevolezza e dalla bontà, noi l’aiuteremo a costruire. (Adolf Behne, 1920)
In ogni edificio deve esserci un luogo sacro. (Louis I. Kahn)
Non pensare al tetto, ma alla pioggia e alla neve. (Adolf Loos, 1913)
Inostri antenati resteranno sempre i nostri maestri. (Alvar Alto, 1922)
Una biblioteca inizia con un uomo che vuole leggere un libro. (Louis I. kahn, 1957)
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